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Giuseppe Bartolomei

Una vita per l’Arte

agosto – settembre 2017

Con il patrocinio del Comune di Castiglione dei Pepoli, una mostra dedicata all’artista castiglionese Giuseppe Bartolomei, scomparso prematuramente nel 1995. La mostra vuole essere un omaggio all’importante figura di un uomo curioso e appassionato, trasversale nelle proprie ricerche artistiche, un artista importante per la storia e la cultura del territorio del nostro Appennino.

Eventi
25 agosto 2017 – Inaugurazione Mostra in occasione di Montagna in Fiera 2017
19 settembre 2017 – Evento di chiusura

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Una vita per l’Arte

Testo a cura di Federica Fiumelli

Testo a cura di Federica Fiumelli

Due mani che si cercano sono l’essenza di tutto il domani.André Breton

Occhi e coscienze che cercano le origini e le radici di una memoria storica sono l’essenza e devono essere la pretesa consapevole di generazioni giovani e di generazioni passate, entrambe volte alla ricerca e alla valorizzazione della storia.

Nella storia artistico-culturale di Castiglione dei Pepoli diviene doveroso allora abbandonarsi alla scoperta per i più giovani e alla riscoperta per tutti di un talento affermato come quello dell’artista Giuseppe Bartolomei.

Giuseppe-Bartolomei

Poliedrico, instancabile ma soprattutto appassionato e umile, un esempio per molti giovani conterranei, nato proprio tra i profili e le sinuosità castiglionesi nel 1946 e lasciatoci prematuramente nel 1995, si diplomò nel 1966 presso l’Istituto Statale d’Arte di Bologna e nel 1968 terminò il biennio di Magistero d’Arte di Firenze. In ventotto anni di carriera e di studio, ci ha lasciato centinaia di opere pittoriche ad olio o tempera, ma non solo, la sua versatilità ha infatti permesso all’artista di cimentarsi anche in scultura, design, fumetto e scenografia.

La preziosità di Giuseppe Bartolomei infatti risiede proprio in quella contemporaneità stretta che permette ai giovani artisti di oggi di slittare, viaggiare, esplorare tra e nelle più differenti discipline.

Trasversalità, poliedricità e un’irrefrenabile voglia di essere altrove, di sognare, lontani, più forti della paura. I dipinti, le sculture, i disegni, ogni segno artistico di Bartolomei è intriso e fedele a quella corrente avanguardistica tanto amata e che mai lo ha abbandonato nella propria cifra stilistica: il surrealismo.

Un surrealismo “glocale” (tra il globale e il locale) quello di Bartolomei, così attento e studioso verso la storia dell’arte, così ricco di riferimenti culturali e artistici, l’artista ha guardato e attinto sia dai grandi maestri classici e dell’avanguardia che ai propri giardini, i propri sentimenti, le proprie emozioni. Le sue opere l’hanno portato oltre l’Appennino, in numerose mostre personali e collettive, in collezioni internazionali tra l’Italia, la Francia, la Svizzera, la Germania, gli Stati Uniti, il Giappone.

Una volta entrati nel viaggio lungo un sogno, lungo una vita di Giuseppe Bartolomei ci si accorge di far parte di un universo possibile, stravagante, colorato, soffuso, onirico, illuminante, cangiante e appassionante.

Come piccoli teatri di posa, dai fondali scuri emergono forme seducenti, tra figure muliebri, nastri di tessuti e dettagli animali, la drammaturgia di Bartolomei dona potenti atti di visione immaginifica.

E’ impossibile non captare una forza espressiva folgorante, intensa, vibrante, nelle pennellate, nella scelta dei soggetti, nei titoli stessi, kafkiani, poetici, puntuali. Una puntualità con una realtà altra, imprecisa, irregolare, fedele ad una sensitività acuta e brillante. Che siano esse teste di medusa rivisitate e urlanti, oche diafane e marmoree, conchiglie antropomorfe, profili piumati a metà tra l’umano e l’animale, le metamorfosi sono incessanti e urgenti. Indispensabili.

Bartolomei nelle sue opere ha attraversato temi come la memoria e il tempo nell’inganno dell’arte, filtrandoli sotto il segno eterno del poetare, unico verbo del sogno.

Federica Fiumelli

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